Selene è la dea della luna nell’antica tradizione politeista greca, nata dall’amore tra titani. Sua madre era Teia, la divinità della luce, unitasi con il fratello Iperione, divinità della luminosità del cielo. Selene aveva due fratelli: Elios, dio del Sole ed Eos, dea dell’aurora. Chiamata anche “la Radiosa”, Selene illuminava la terra con la sua sovrumana bellezza. Quali descrizioni e rappresentazione della dea sono giunte fino a noi? Quali simboli e significati erano intessuti nel suo nome? Scopriamo la forza e l’ispirazione di Selene nella mitologia dell’antica Grecia.

Com’era rappresentata la dea Selene?

La dea Selene era tradizionalmente descritta come una donna di incomparabile bellezza e dal viso pallido. Raffigurata con lunghe vesti fluide color bianco o argento, portava in mano una torcia e sopra la testa una luna crescente. La sua immagine più caratteristica la vede nel firmamento alla guida del suo carro lunare, trainato da candidi e mansueti buoi. Selene apparteneva alla triade greca delle divinità della Luna. Insieme a lei vi erano Artemis, la luna crescente, simbolo di giovinezza e spensieratezza, ed Ecate, la luna calante, simbolo di vecchiaia e di saggezza. Selene era la raffigurazione della luna piena. Per questo motivo, all’interno della triade, aveva il ruolo di madre. In virtù di questa triplice caratterizzazione della luna, Selene era il simbolo della pienezza, maturità e fertilità della donna, che porta nel ventre il seme della vita e di una nuova nascita.

L’influenza di Selene

Grazie alle sue molteplici qualità e funzioni, Selene era allo stesso tempo la madre feconda, la dea del cielo e la custode della ruota d’argento delle stelle. Secondo la tradizione, il suo culto coincideva con i giorni di luna piena. quando la sua luce si irradiava con la massima potenza illuminando con il suo volto divino il mondo degli uomini. Selene era anche considerata la dea della magia, che governava e guidava in qualità di maestra le attività dei maghi.

La luna, inoltre, rappresenta la psiche, la parte sensibile ed emotiva dell’individuo. Da un lato simboleggia l’affetto materno e, di conseguenza, le radici dell’infanzia e l’ambiente famigliare. Dall’altro, è anche il simbolo del nostro modo di ricordare ed elaborare il passato, percepire il mondo presente e immaginare la vita futura. Il tutto attraverso il filtro delle emozioni.

Gli amori di Selene

La bellezza e grazia della Dea la rendevano molto ambita e desiderabile dalle altre divinità dell’Olimpo. La mitologia ci racconta della sua relazione con il fratello Elios, con il quale si incontrava in cielo per venticinque giorni al mese. L’allegoria sottostante questa leggenda è il rincorrersi del sole e della luna nella volta celeste. Il mito, inoltre, spiegherebbe il fenomeno dell’eclissi, che coinciderebbe con i giorni in cui Elios e Selene consumavano il loro amore, unendosi in un solo corpo celeste che rendeva l’altro invisibile.

Un’altra intensa vicenda amorosa per la dea Selene fu quella che la legò a un mortale, il pastore Endimione. Narra la leggenda che una notte la dea, mentre guidava il proprio carro lunare, scorse Endimione addormentato in una grotta e se ne innamorò a prima vista. La sua mortalità, tuttavia, era un ostacolo, perché il pastore invecchiava giorno dopo giorno. Così Selene pregò Zeus di concedergli un sonno eterno. L’incantesimo permise a Endimione di mantenere la propria giovinezza, ma lo obbligò a dormire eternamente. Nel sonno sognava di stare insieme a Selene e stringerla tra le braccia. La dea giaceva con lui tre giorni al mese, corrispondenti ai giorni del novilunio, quando non appariva in cielo. Questo mito viene spesso interpretato come simbolo della sessualità femminile, che si nasconde e chiude in sé stessa prima di un nuovo ciclo di fecondazione.