E’ proprio dalla piccola isola di Tahiti che viene la parola “tatuaggio”, sebbene questa pratica fosse già nota anche in Occidente. Il capitano James Cook, infatti, nel 1774, nel corso del suo viaggio alla volta della Polinesia, osservò attentamente la cultura dei popoli delle isole di Tonga e Samoa e fotografò i loro caratteristici tatuaggi, che venivano indicati con la parola “tatau”, che diventò poi “tattoo” in inglese.

I tatuaggio di Thaiti tradizionale era portato sia dagli uomini che dalle donne ed era costituito da un insieme di linee, disegni geometrici, stelle, figure di animali e di essere umani che avevano un significato ben preciso e molto importante: questi tradizionali segni sulla pelle, infatti, indicavano il rango, i rapporti di parentela, il fatto di essere pronti e prendere moglie o marito e molte altre informazioni importanti, che in questo modo potevano essere colti alla prima occhiata e in maniera indiscutibile, senza bisogno di parlare.

Significato del tatuaggio di Tahiti e delle Hawaii

Il tatuaggio di Tahiti, in origine e nella tradizione locale, aveva un profondo significato simbolico e cerimoniale.
In una cultura prevalentemente orale, il tatau era una delle poche forme di scrittura e un mezzo per esprimere in maniera immediata la propria identità e la propria appartenenza alla comunità. Non solo: il momento del tatuaggio tahitiano era anche un importante rito di passaggio che per i ragazzi e le ragazze segnava l’inizio della pubertà e l’ingresso nella comunità degli adulti. Dopo questo primo tattoo ne seguivano in genere molti altri che mostravano l’evoluzione della persona e il suo ruolo nella società. In questo modo ogni tatuaggio era un simbolo di grande forza e ricchezza e molto spesso capi e grandi guerrieri ne erano letteralmente ricoperti, dalla testa ai piedi. Essendo indelebile, poi, il tatuaggio avrebbe testimoniato l’origine e le caratteristiche della persona anche nell’aldilà.
Questa tradizione era ampiamente diffusa in tutte le isole di Tahiti, tanto che era considerato inaccettabile non avere tatuaggi, ma il luogo in cui quest’arte ebbe grandissimo sviluppo con tatuaggi molto ricchi e complessi furono le isole Marchesi, dove era addirittura previsto anche la decorazione del viso con i tatuaggi.

Come veniva eseguito il tatuaggio di Tahiti tradizionale

I miti polinesiani sulle origini del tatuaggio sono molti, ma tutti vedono questa arte come un dono degli dei, pertanto farsi fare un tatuaggio era considerato un gesto sacro; si credeva addirittura che il tattoo avesse poteri soprannaturali e che alcuni specifici disegni proteggessero la persona che li portava.
L’insieme di attrezzi usati per tatuare era chiamato Tatatau ed era costituito da una sorta di bisturi artigianale con la punta fatta con il dente di un pescecane o con l’artiglio o il becco di un uccello oppure da una sorta di pettine con una serie di aghi in osso tenuti insieme da un manico di legno.
Le punte venivano immerse nel colore, in genere ottenuto con carbone diluito in acqua o nell’olio, e poi picchiettate sulla pelle per farlo penetrare. Questa pratica era abbastanza dolorosa e un tatuaggio potevano richiedere diversi giorni o addirittura mesi per essere completato.

Il tatuaggio tahitiano oggi

Questa tradizione, sebbene avvalendosi di strumenti diversi, è ancora viva in Polinesia, ma affascina anche molte persone in tutto il mondo. Per farsi fare un tatuaggio polinesiano bisogna essere consapevoli che non si tratta di una mera decorazione da esibire: questa esperienza comincia con il racconto della vostra vita al tatuatore, che vi aiuterà a scegliere il motivo più adatto e lo personalizzerà in base alla vostra storia.
I motivi più classici sono legati alla natura, al mare e al cielo: animali marini o terrestri, come delfini, mante e tarterughe, forme umanoidi e fiori (tra cui il famoso tiare o l’hibiscus) si intrecciano con forme geometriche formando un simbolo affascinante e ricco di significato.